venerdì 19 giugno 2009

Il Partito democratico e i notabili nel formaggio

Dal quotidiano Micromega

Paolo Flores D'Arcais
(Giornalista)


Un avvocato di 38 anni non è un “giovane”. Se poi entra in politica, e raccoglie una mole di preferenze che quasi doppia il risultato del capolista, l’avvocato in questione è già potenzialmente un leader. A 36 anni Zapatero era segretario del Psoe e John Fitzgerald Kennedy a 35 viene eletto senatore (diventerà presidente appena un po’ “meno giovane” della nostro avvocato). Debora Serracchiani, perché di lei si tratta, deve solo decidere di rischiare come leader, o ripiegare – già ora, così “giovane”! - sul tranquillo tran-tran della carriera di notabile.
Debora Serracchiani ha deciso, non correrà da leader, non si candiderà alla segreteria del Partito democratico. Sarà uno dei notabili di Franceschini. Per i media continuerà a passare per “giovane”, ma ha già fatto la scelta più vecchia e di sempre, nella partitocrazia di destra, di centro, di sinistra: la cooptazione.
David Sassoli, giornalista, di anni ne ha 53, non lo si può far passare per giovane nemmeno con gli argani (bisognerebbe assumere come metro della vita umana quello delle promesse del dott. Scapagnini al suo più illustre paziente, e anche così sarebbe ormai di mezza età), e avendo preso 400 mila voti, uno strabotto, è ipso facto un candidato alla leadership del Pd. Ma anche lui ha preferito un futuro di rassicurante carriera “nel formaggio” della cooptazione di nomenklatura. Prosit.
Se questo è il “nuovo” del Pd, resta solo l’’abusato “si stava meglio quando si stava peggio”, ma risalendo assai indietro, ad Occhetto e anche prima.
Al possibile rinnovamento del Partito democratico ho personalmente smesso di credere, definitivamente, dopo le prime dichiarazioni/invocazioni di Veltroni sconfitto: “dialogo, dialogo, dialogo, Berlusconi non respinga la nostra preghiera di dialogo!”. Ma altri cittadini democratici (nel senso che, come noi, stanno con la Costituzione repubblicana, senza se e senza ma), assai autorevoli nel mondo della cultura e/o del giornalismo, continuano a ritenere che “extra Pd nulla spes”: se vogliono poter continuare a sostenere l’ipotesi del rinnovamento di tale partito, sarà il caso che riescano a convincere qualcuno di veramente estraneo alla vecchia combriccola dei cooptatori-cooptati-cooptandi (l’intero vecchio gruppo dirigente, insomma), a farsi avanti, perché nessuno crederà a un partito nuovo con segretari “sempre quelli”, e se un nome fuori dai giochi non correrà alle primarie, finiranno per dover dar ragione a girotondini, giustizialisti e altri pericolosi estremisti, perché nel Pd l’emorragia diventerà esodo biblico.

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