venerdì 24 luglio 2009

Patto mafia-Stato, Violante dai pm - "Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle"

Dal Quotidiano La Repubblica
del 24 luglio 2009

di Salvo Palazzolo
(Giornalista)



PALERMO - Arrivano i primi riscontri al racconto di Massimo Ciancimino sulla trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi del 1992. Il figlio dell'ex sindaco aveva parlato di "garanzie politiche" chieste da suo padre al colonnello Mario Mori: "Della trattativa doveva essere informato il presidente della commissione antimafia Luciano Violante. Un altro misterioso interlocutore aveva invece detto che il ministro Mancino già sapeva".

Queste rivelazioni di Massimo Ciancimino sono apparse nei giorni scorsi sui giornali. Dopo averle lette, Violante ha contattato i magistrati di Palermo, chiedendo di essere ascoltato. Ieri mattina, davanti al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e al sostituto Roberto Scarpinato, ha spiegato che per davvero qualcuno gli chiese di incontrare "in modo riservato, a quattr'occhi" Vito Ciancimino. La proposta arrivò da Mario Mori subito dopo la sua nomina all'Antimafia, nel settembre 1992. Violante ha messo a verbale di aver rifiutato qualsiasi contatto con il sindaco boss.
È questa l'ultima novità nell'inchiesta sulla trattativa, che al momento è ritornata ad avere come indagati Totò Riina e il suo medico Antonino Cinà.

Nessuno, prima di Massimo Ciancimino, aveva mai parlato delle "garanzie Mancino e Violante" chieste da don Vito per portare avanti la trattativa con gli ufficiali del Ros. Non ne aveva fatto cenno Vito Ciancimino, quando nel 1993 aveva raccontato al procuratore Caselli alcuni passaggi dei suoi rapporti con i carabinieri. Di garanzie politiche non ha mai parlato neanche il generale Mori, poi diventato capo del Sisde e oggi consulente per la Sicurezza del Comune di Roma mentre è imputato a Palermo per la mancata cattura del latitante Provenzano. Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati sempre categorici: "Parlammo con Ciancimino solo per indurlo alla collaborazione". I carabinieri negano di aver mai preso in consegna il "papello" con le richieste di Riina e di averlo girato nei palazzi delle istituzioni.

Ma le ombre sono rimaste. Sul reale contenuto del dialogo fra Ciancimino e gli ufficiali del Ros, sugli altri protagonisti ancora senza nome, e soprattutto sui tempi della trattativa. Mori sostiene di aver incontrato Ciancimino dopo la strage Borsellino, prima ci sarebbero stati solo dei contatti preliminari fra De Donno e Massimo Ciancimino. Ma il giovane Ciancimino smentisce e riempie quei mesi di particolari. Un pool di magistrati, che comprende anche Nino Di Matteo e Paolo Guido, sta cercando riscontri al fiume di dichiarazioni. Ciancimino, si ribadisce in Procura, non è un collaboratore. Resta un imputato, condannato per riciclaggio, che si difende.

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