giovedì 26 novembre 2009

SCHIFANI, C'E' O NON C'E' UN PROBLEMA MORALE?

Dal Blog di Luigi De Magistris
del 26 novembre 2009


C'è o non c'è un problema politico-morale se il presidente del Senato viene citato nelle rivelazioni di un pentito come Spatuzza, che racconta di aver assistito agli inizi degli anni '90 ad un suo incontro con il boss stragista di Palermo Filippo Graviano, braccio operativo di Capaci e via D'Amelio? C'è o non c'è un problema politico-morale se il passato dell'avvocato Schifani, oggi figura di primo piano nelle istituzioni, intreccia nomi come quello di Giuseppe Cosenza o Pietro Lo Sicco, oppure figura tra i soci fondatori della Sicula Brokers, dove il sodalizio imprenditoriale era fatto da personaggi del calibro del boss di Villabate Nino Mandalà ? Se la risposta è che non c'è alcun problema, allora è segno che la deriva di questo paese è destinata ad essere inarrestabile, che pensare e lavorare ad una società ed una politica diverse non ha più senso. Identica domanda scaturisce dal fatto che questo stesso pentito, Spatuzza, ha poi indicato in Dell'Utri e Berlusconi i 'garanti' di un dialogo fra Stato e cosa nostra, tanto che le sue dichiarazioni davanti ai pm di Firenze (che indagano sulle stragi mafiose sul Continente) sono state inviate alla procura di Palermo, dove è in corso il processo per concorso estero a Dell'Utri (ideologo del partito del premier già condannato in primo grado a nove anni) e dove Spatuzza sarà ascoltato i primi di dicembre. Anche questo è considerato politicamente e moralmente accettabile? Liquidare tali rivelazioni come calunnie di un pentito -che però i pm considerano quanto meno degno di attenzione- è giustificazione insufficiente per il ruolo rivestito da queste figure e per la storia di questo paese. Una storia che parla, come emerge dalle inchieste attuali (dalla procura di Caltanissetta a quella di Milano, da quella di Palermo a quella di Firenze), di un rapporto ancora tutto da chiarire fra Stato e mafia, parla di una trattativa di cui alcuni si ricordano solo oggi e spesso per breve tempo: da Ayala a Violante, in tanti hanno perso, riacquistato e magari riperso la memoria; mentre altri ancora, come Mancino, fanno fatica a ricordare. Cosa? Anche solo un volto, come quello di Paolo Borsellino al ministero dell'Interno pochi giorni prima della strage, nel luglio '92, quando era a Roma per interrogare il collaboratore Mutolo e quando si recò al Viminale. Rispetto a tutto questo sono ben poca cosa le parole di Schifani, a cui oggi va la solidarietà umana per le minacce di cui è stato vittima, perchè il primo rappresentante del Senato non dovrebbe avere ambiguità , alla politica è richiesta la totale assenza di qualsiasi ombra soprattutto se quest'ombra riguarda i rapporti con il crimine organizzato, anche se rispetto a questa ombra non si è arrivati ad una sentenza definitiva e se essa si riferisce agli eventi passati. Per un rappresentante istituzionale, tra le tante cose parla la sua biografia, di oggi come di ieri. E' quanto ci ricorda la stessa vicenda del sottosegretario e candidato alla Campania Cosentino, verso cui la politica ventiquattro ore fa ha servito un assist ingiustificabile, confermando la triste consapevolezza che, ancora una volta, in questa democrazia la legge non è uguale per tutti, ma anzi per alcuni non solo non è applicata ma la sua non attuazione è avvallata da Montecitorio e Palazzo Madama. Per fortuna c'è una parte di società per cui il problema politico-morale non solo esiste ma va contrastato. Su questi "resistenti" poggia la speranza di verità e di futuro del paese.

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