martedì 29 dicembre 2009

Caro Di Pietro l’Idv non basta

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 29 dicembre 2009

di Paolo Flores D'Arcais
(Direttore di Micromega)


Antonio Di Pietro è sempre più al centro di un vergognoso tiro incrociato di menzogne, intimidazioni, contumelie, a cui si dedicano con pari abnegazione i pasdaran berlusconiani – maestri nell’odio – e le suorine inciuciste del Pd, che alla sola parola “opposizione” intonano il “vade retro!”. Il perché di questa aggressione bipartisan è semplice: Di Pietro è ormai l’unico politico a ribadire alcune verità di fatto su cui è scesa la cappa di piombo del totalitarismo televisivo: dal carattere anticostituzionale delle leggi contro la giustizia alle frequentazioni mafiose di premier e più intimi sodali, dallo sfruttamento sempre più indecente dei ceti operai e “precari” all’arricchimento esponenziale di corrotti, grandi evasori e altri gaglioffi.

Questa semplice POLITICA DELLA VERITÀ fa paura, perché raccoglie consensi crescenti e può diventare punto di riferimento delle nuove generazioni che il 5 dicembre a Roma, con il milione e mezzo di cittadini in piazza San Giovanni, hanno dichiarato solennemente la loro volontà di contare nella vita politica.

Questa situazione offre a Di Pietro una irripetibile opportunità, ma lo carica anche di una responsabilità inesorabile. Il regime berlusconiano conta infatti su due guardia-spalle: il totalitarismo televisivo e la non-opposizione del Pd. Dar vita ad una nuova opposizione è dunque un compito improcrastinabile. Opposizione larghissima nel paese, assente in Parlamento.

Ne va della salvezza, anzi della restaurazione, della stessa democrazia.

Di fronte a tale compito, un mero congresso di “rinnovamento”, da parte dell’Italia dei valori, è meno di un’aspirina per curare un cancro. Passare dal 7% al 9% non cambia nulla. L’Italia ha un DISPERATO bisogno di una grande opposizione civile, di un grande Partito della Costituzione. Di una forza che può già ora raccogliere un italiano su quattro, e in un domani non lontano ambire alla maggioranza. Mi domando perché Di Pietro tentenni ancora, di fronte alla strada maestra dello scioglimento del suo partito dentro un crogiuolo da lui stesso proposto e che veda co-protagonisti i movimenti della società civile , le lotte sindacali che si moltiplicano, le nuove generazioni “viola”, la cultura “azionista” e la scienza “illuminista”. Caro Toni-no, solo se avrai il coraggio e la lungimiranza di proporre questo Big Bang – per oggi, non per un fumoso domani – diventerai lo statista che puoi essere, e un’alternativa a Berlusconi.

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