giovedì 24 dicembre 2009

QUANDO L’ODIO VINCEVA SULL’AMORE

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 24 dicembre 2009

di Wanda Marra
(Giornalista)


Una volta il Partito dell’Amore era quello di Cicciolina. Oggi è il Popolo della Libertà ad auto-attribuirsi questa definizione. Vittima, martire, forse anche in odore di santità: è questa l’ultima frontiera della costruzione della propria immagine fatta da Silvio Berlusconi. Due giorni dopo la sua aggressione consegna un messaggio al sito del Pdl. Sfondo azzurro, sorriso di aurea serenità e parole da grande padre della patria: “Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. Poi, nei giorni successivi, non si fa mancare niente: dal perdono a Tartaglia come uomo (“Non sono capace di portare rancore”) agli auguri al Papa come statista (“I valori cristiani sono sempre presenti nell’azione del governo.Garantiremo la serenità e la pace sociale”).

A ruota libera i suoi, che fanno quadrato intorno al leader ferito e non esitano a contrapporre le enormi riserve d’amore del Pdl ai presunti partiti dell’odio, quelli degli avversari politici. Uno su tutti, Cicchitto, in Aula alla Camera: ''La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio, condotta dal network Repubblica-L'Espresso , da Il Fatto, dalla trasmissione di Santoro Annozero e da un terrorista mediatico di nome Travaglio". E mentre Berlusconi inneggia alla concordia nazionale, una vera campagna mediatica contro i mandanti morali viene portata avanti dal Giornale. D’altra parte fa un po’ effetto sentir parlare di amore, pace e serenità dai rappresentanti di un partito che non ha mai esitato davanti ad insulti, aggressioni verbali, provocazioni più o meno spinte. Il 2 dicembre del 2006 l’allora Casa delle Libertà organizzò una manifestazione “contro il regime”, ovvero il governo Prodi. Nessun pudore nell’usare una parola contro la quale oggi si scagliano. Fu una manifestazione nella quale il popolo di centrodestra sfilò con le bare e gli scheletri, trasformandola a tratti in una specie di corteo funebre. Bel modo di professare l’amore, augurare la morte ai propri nemici politici. E poi, Berlusconi è pur sempre quello che diede dei coglioni alla metà degli italiani che non votano per lui, e definì matti antropologicamente diversi i magistrati. Qualche insulto scelto: "Veltroni è un coglione" (3/9/95). "un miserabile" (4/4/2000). "Prodi? Un leader d'accatto (22/2/95). "Prodi è un gran bugiardo pericoloso per tutti noi" ( 21/10/2006). “Il centrosinistra? Mentecatti, miserabili alla canna del gas” (4/4/2000). Ancora meno per il sottile va Brunetta che è arrivato ad augurare alla sinistra “vadano a morire ammazzati”. Altro che pace sociale.

E davanti a un Berlusconi in versione cristologica sulla via della Resurrezione pre-mortem, ci pensa Di Pietro ad operare un rovesciamento. Chiedendo in una lettera a Gesù Bambino di liberarci dal Cavaliere (ma con il voto, per carità). Perché, spiega, lui è il diavolo.

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