venerdì 29 gennaio 2010

Delinquono più degli altri? I numeri non lo dicono

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 29 gennaio 2010

di Elisa Battistini
(Giornalista)


Il principale reato che compiono gli stranieri è quello di esistere. E non avere le “carte in regola”. Il 70%deglistranieridenunciatiè,infatti, irregolare. E tra questi, l’87,2% ha semplicemente violato la legge Bossi-Fini. Ovvero circa tre stranieri su quattro sono criminali per essenza, per il semplice fatto di essere entrati in Italia senza un lavoro, o un permesso per studio o per turismo. Ma, vale la pena di ricordarlo, sono moltissimi gli immigrati che entrano in Italia con un permesso per turismo, e scaduto il quale restano sul territorio e diventano irregolari. Quindi criminali. Gli immigrati regolari, al contrario, non delinquono molto più degli italiani e, soprattutto, non esiste correlazione tra l’aumento degli immigrati e l’aumento dei reati in Italia. I dati del Dossier statistico Caritas-Migrantes parlano chiaro. Tra il 2001 e il 2005, mentre gli stranieri sono raddoppiati, le denunce nei loro confronti sono aumentate del 46%. Mentre gli italiani che delinquono sono lo 0,75% della popolazione, gli stranieri che delinquono sono circa l’1,3% del totale. Ma gli stranieri aumentano, in proporzione, molto di più degli italiani. Gli immigrati ultra 40enni compiono invece meno reati dei loro coetanei italiani: 0,5% contro il “nostro” 0,65%. Interessante, poi, vedere quali reati commettono gli immigrati. Compiono il 60,8% dei reati legati alla riproduzione abusiva di audiovisivi, il 40% dei furti, e il 34% dei reati di spaccio e traffico di stupefacenti. Mentre sono autori del 3% delle rapine in banca (il 97% dei rapinatori evidentemente è italiano) e il 5,8% di loro evade il fisco. Materia in cui spiccano maggiormente gli onesti autoctoni.

E proprio nella giornata in cui Berlusconi dipinge gli immigrati come criminali, le Acli intervengono per mettere il dito in un’altra piaga. “Le politiche del governo sono totalmente schizofreniche”, dice il responsabile immigrazione dell’Acli, Antonio Russo. “Per questo Acli e Caritas hanno tolto la propria adesione al progetto Nirva cofinanziato dall’Ue e dal Viminale per i rimpatri volontari”. Ci sono, infatti, immigrati che vorrebbero tornare nel paese d’origine. E il progetto – come segnalato ieri da Il Fatto Quotidiano – si propone di aiutare gli stranieri che intendano andarsene dall’Italia. “La maggioranza degli immigrati che vorrebbero farlo – spiega Russo – sono irregolari. Per uno straniero è così difficile ottenere il permesso di soggiorno, in assenza di sanatorie, che sono pochissimi i regolari che chiedono il rimpatrio. Il problema è che dopo la legge 94 del 2009, che introduce il reato di clandestinità, il progetto Nirva deve essere chiarito”. In effetti, Caritas e Acli avevano pensato di applicare le procedure di aiuto per i rimpatri volontari (che comprendono un percorso di reinserimento nel paese d’origine e supporti allo studio, oltre alle spese per il ritorno “a casa”) anche agli irregolari. “Il progetto – prosegue ancora Russo – prevedecheicasiumanitaripossano beneficiare di questa misura. Ma non è forse un caso umanitario quello di una persona sbarcata a Lampedusa, che dopo un anno da clandestino vuole tornare in Nigeria? Noi pensavamo di sì. Ma c’è un problema: se dichiaro di essere clandestino mi autodenuncio. Perché essere clandestino è un reato”. Il reato di immigrazione clandestina ha insomma introdotto una limitazione all’applicazione dei rimpatri volontari e proprio per i casi che, più frequentemente, ne farebbero ricorso. Le Acli e la Caritas non sono state a guardare. “Il 20 ottobre i presidenti delle nostre associazioni hanno scritto al ministro Maroni per chiedere chiarimenti. Non ci ha mai risposto. E a gennaio abbiamo deciso di uscire dal progetto Nirva. Volevamo che Maroni desse un indirizzo politico sulla materia. Non è successo. Così agli irregolari è negato pure il sostegno per il rientro in patria”. Di fatto, per contrastare l’immigrazione clandestina il governo ha concentrato le proprie forze in muscolari respingi-menti e nel monitoraggio delle coste. Ieri il titolare del Viminale ha ribadito, dopo averlo annunciato il giorno prima, che gli sbarchi sulle coste italiane sono diminuiti, nel 2009, del 74%. In effetti, cifre alla mano, se nel 2007 le persone sbarcate sono state 20.453 e nel 2008 sono arrivate a 36.900, fino al luglio dello scorso anno gli sbarchi avevano visto l’arrivo di “sole” 7500 persone. Il calo c’è. Peccato che, secondo le stime degli operatori del settore (che, come sottolinea l’Ismu, non sono statistiche, ma stime derivate da colloqui e conoscenza diretta) meno del 20% degli immigrati entri in Italia via mare. Il resto arriva da terra.

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